Renzo Arbore




Da una intervista di Maria Antonietta Schettino 14/03/2003
Mi piace recuperare quelle canzoni che non sono mai state superate e non possono essere considerate superate perché sono capolavori eterni, senza età.
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Forse anche grazie all’esperienza della radio, riesco a cavare la vis comica di alcune persone che spesso intuisco e cerco di modellare. Poi alcuni seguono i miei consigli, altri no, perché così è la vita a un certo punto si desidera volare da soli e nel volo si può cambiare direzione.
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Io sono sempre stato un televisivo radiofonico. Anche in televisione ho sempre curato i contenuti e pochissimo l’immagine. Questo l’ho imparato alla radio dove per attrarre l’attenzione devi utilizzare parole e ritmo.
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… mi rendo conto che ho sempre scelto “l’altro”: ho sempre preso una direzione diversa. Ho fatto l’altra domenica, l’altra radio con “Bandiera Gialla” e “Alto Gradimento, l’altro cinema, un film sul Papa, su Fellini, l’altra musica riproponendo, con il “Clarinetto”, la canzone umoristica.
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L'ironia è non prendersi sul serio, dire luoghi comuni con l’aria di aver detto una cosa nuova. E' uno strumento sottile e difficilissimo. Potrebbe essere un esempio quando Gianni Agnelli venne a sapere che un pentito delle B.R. era tifoso della juventus e disse: “certamente di questo non avrà niente a che pentirsi.” Ecco questa è l’ironia una forma molto avanzata di umorismo.
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… i miei programmi sono rivolti a tutti, però tendono ad una doppia lettura, rivolta sia a chi è più semplice sia a chi riesce ad ironizzare su certe cose. Certo non è facile piacere contemporaneamente ad Eugenio Scalfari e alla famosa “massaia di Matera”.
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La musica è la colonna sonora della mia vita, è stata indispensabile per me. Poi io appartengo ad una famiglia molto musicale, mio padre era collezionista di melodrammi ed opere liriche, mio fratello è stato un concertista, una mia sorella era soprano leggero, l’altra si occupava di ballo, insomma le radici sono buone. 
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… di musica prima scrivevo, sono stato giornalista di musica leggera per il "Corriere della Sera" e per altri giornali, poi ho deciso di passare dall’altra parte e di iniziare a fare il musicista militante.
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La musica è il mezzo per non sentire il gap generazionale con i giovani, è lo strumento per comunicare con loro e per capirli.
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… non mi fossilizzo su una cosa sola, mi interessano le cose più disparate: la plastica, ho una stanza di là piena di oggetti, sono diventato il più grande collezionista d’Italia. Adesso mi occupo di design, ho creato una linea di mobili, d’altronde questa casa l’ho arredata tutta io.
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